SECONDA EDIZIONE ANNO 2023
Siamo contenti di poter proporre la seconda edizione de ALLA CORTE DELLE DONNE un appuntamento all'aperto con il teatro fatto dalle donne. L'iniziativa è resa possibile dal contributo della Cassa Rurale Valsugana e Tesino, dalla disponibilità dei proprietari dei cortili interessati e dalla collaborazione del Comune di Ospedaletto.
Quest'anno, sarà la figura di Penelope il riferimento dei due appuntamenti in programma.
Nel primo una compagnia amatoriale ed informale del Primiero (Le Indecise + Officina delle Pezze), porterà in scena un lavoro corale su un testo frutto di un lavoro collettivo, che presentano con queste parole:
"Penelope è una donna come tutte le altre, una regina qualunque. Noi abbiamo provato a darle una nuova vita, una nuova umanità.
Attraverso Penelope conduciamo un viaggio interiore alla ricerca di noi stesse. E alla fine dove arriveremo?"
Le protagoniste sono:
Anna Cosner, Bianca Pastori, , Carla Longo, Elena Magnabosco, Emanuela Bettega, Laura Zampieri, Lina Pradel. Regia Valentino Bettega.
PRIMA EDIZIONE ANNO 2022
Andare a teatro, un modo di dire e una pratica consueti e famigliari venuti meno in questi anni di pandemia. Ancora oggi normative e timori ci condizionano e allora abbiamo pensato ad un progetto che potesse recuperare le occasioni perdute sfruttando la stagione estiva e quindi la possibilità di utilizzare gli spazi all'aperto, che è anche un modo per portare il teatro fra la gente e per dare un respiro diverso ai luoghi della quotidianità. La scelta di caratterizzarlo al femminile ha anch’essa un rapporto con questo periodo difficile. La donna da un lato è sinonimo di vita, ma dall’altro si da per scontato che a lei spetti l’onere della cura, svilendo al contempo il suo ruolo e l’importanza che la cura riveste in una società votata al benessere dei suoi cittadini. Se così è e se il teatro, e in generale l’arte, sono indispensabili strumenti di cura per il corpo e lo spirito chi meglio delle donne lo può testimoniare. Un modo e anche una piccola provocazione per dire che, sì la donna ha a che fare con la vita, ma poi è di tutti l’obbligo della cura.
NA’NI – et puis un jour tu vis
In scena una donna e una galleria di personaggi che lei stessa convoca per disegnare la sua storia sotto i nostri occhi.
Il teatro, la danza, il canto, la musica tracciano un cammino sognato, immaginato e vissuto.
Na'ni è la narratrice. È così che sua nonna la chiamava perché è così che si chiamano i nipoti in dialetto a Reggio Emilia.
Oggi Na'Ni vive in Francia e, quello stesso dialetto, la porta direttamente verso le sue radici Italiane d'Emilia-Romagna ma anche verso i suoi desideri passati sotto silenzio. Ritrova l'epoca dei sui 5 anni dove cantava e danzava a perdifiato sul tombino davanti all'acquedotto come se fosse un vero palcoscenico.
La nonna con le amiche, sedute sul muretto di fronte, sono state il suo primo pubblico. È questo che Na'Ni vuole fare tutta la sua vita: cantare, danzare, vibrare.
Si nutre così di quello che ama: musica, storie, dei suoi idoli lontani e delle loro biografie: Joséphine Baker, Kiki de Montparnasse, Carmen Amaya, Mistinguett.
Na'Ni si ispira attraverso queste donne audaci, che hanno vissuto un'epoca d'oro (gli anni 30') in Francia, la terra degli artisti, la terra che lei stessa vorrebbe raggiungere.
Ma nella vita le prove non finiscono mai e i personaggi che Na'Ni fa esistere nel suo quotidiano e dentro di lei sono sempre in agguato: la signora "Ego", che si nutre delle sue paure e delle sue credenze, cerca di sabotare i suoi desideri.
L'insegnante di danza Fraulein Constanze, mette l'accento sulle sue sconfitte e i suoi fallimenti.
Come venire a capo di tutte questo? Na'Ni ci condivide il suo cammino a colpi di risa, danza e chitarra.
Con Na'Ni la realtà e l'immaginazione si intrecciano ed è in questo luogo, dove i fili della trama si incrociano, che si trova "la verità".
La protagonista si vede destinata ad una vita dettata dalla sua estrazione sociale e culturale impregnata di credenze familiari e ancestrali.
Crede di non avere il potere di decidere chi essere, fino al momento in cui lei stessa sceglie la sua storia.
Questo spettacolo nasce dal desiderio di condividere con gli spettatori e di mostrare che "il possibile" è più aperto di quello che pensiamo.
Troviamo un omaggio a due terre: l'Italia, in modo particolare la regione Emilia Romagna, terra natale, aspra e dolce al contempo, terra di ricordi di cui Na'Ni porta i colori.
La Francia, terra sognata e terra di accoglienza, nido dell'arte e della libertà.
Simona Boni:
Si produce come attrice a partire dall'età di 4 anni sul tombino davanti all'acquedotto, incitata da sua nonna e dalle sue amiche. Dopo diverse esperienze lavorative, un master universitario e un ruolo di insegnate all'educazione nazionale, lascia tutto per donarsi totalmente a quello che ama.
Il teatro, al quale arriva tramite la danza e il canto. Ha co-creato nel 2015 la compagnia Trio Tsatsali e collabora con diverse realtà in Francia e Italia come: La nuova complesso camerata (Italie), Peso Specifico teatro (Italie) Rouge Cheynne (Poitier), La cie du I (Avignon) La cie les Monts Rieurs (Toulon), Cie Gruppo Incanto (Toulouse). Nel 2020 crea la Compagnie Grasparossa con lo spettacolo Na'Ni et puis un jour tu vis.
CRAPE DE LEGN - vita da burattinai
In bergamasco “crapa de legn” significa “testa di legno”.
Si riferisce ai burattini,che hanno una testa scolpita in legno. Mentre il resto del corpo è un guanto di stoffa, che indossa la mano ruvida del burattinaio.
Ma “crapa de legn”da noi è anche uno duro di comprendonio, uno di coccio, un testardo.
Il plurale del titolo si riferisce a due artisti, Benedetto Ravasio e Pina Cazzaniga, sua moglie e compagna artistica, che con testardaggine mollarono la sicurezza economica che veniva da una vita da fornai, per scegliere, negli anni ’40, un’arte di strada popolare e dura.
Ho scoperto la loro storia, ormai dimenticata anche qui in terra bergamasca, e me ne sono subito innamorata.
Perché è una storia a matriosca, che dentro ne contiene tante altre, sempre più piccole e intime.
La storia del teatro popolare e della Commedia dell’Arte e dentro la Seconda Guerra Mondiale. E dentro la scoperta di un ragazzo di amare l’arte nelle sue forme più variegate: pittura, scultura, musica e teatro.
La povertà dei paesi della bassa bergamasca, tra cascine, nebbia, polenta e pica sö.
L’innamoramento di due giovani, Benedetto e Pina, figli di due fornai concorrenti: Romeo e Giulietta in versione bergamasca.
Il loro amore, fatto di farina, levatacce e otto figli da sfamare.
E una vocazione, che bussa sempre più forte, fino alla frattura con il mondo intorno.
Così succede a Benedetto Ravasio. Che sceglie il teatro.
In Giovanni Nespoli, vecchio burattinaio ormai in miseria, riconosce il maestro. E nelle parole di quell’omino rubizzo, ho trovato parole che parlano anche a me, come artigiana della parola e del palco.
“La prima regola per un burattinaio? È il rispetto del pubblico. Non basta far sganasciare la gente. Lo spettacolo deve essere sincero e la storia arrivare al cuore. I burattini? Sono veri e propri attori. Cambiano le dimensioni, ma il nostro spettacolo rimane sempre teatro”.
E sua moglie Pina, dice “sì”, e diventa parte integrante di quel mondo.
Lei, che prima d’allora non aveva mai visto un burattino.
È la prima volta che succede: una donna che entra in baracca accanto al suo compagno.
Arriveranno a recitare, unici burattinai della storia, al Teatro
alla Scala di Milano.
E poi nei festival internazionali di teatro di figura. Senza mai dimenticare la loro origine. Quell’impasto di alto e basso, di lingua e dialetto, di terra e farina, di grandi teatri o portici di una cascina. Come nella grande tradizione del teatro popolare di ricerca.
Federica Molteni
Ha studiato danza classica fin da bambina presso la scuola G. Donizetti di Bergamo e proseguito poi gli studi di danza moderna, tip tap, danza contemporanea e indiana.
Si iscrive alla Facoltà di Lettere Moderne, con indirizzo critico letterario e comincia la sua esperienza professionale insegnando nella scuola materna ed elementare.
Frequenta la scuola del Teatro Tascabile di Bergamo e della Compagnia teatrale Erbamil. Continua la sua formazione frequentando stage con Pierre Byland, Marcello Magni, Roberto Anglisani, Giorgio Rossi, Eugenio Allegri, Maurizio Salvalalio, Teatro del Lemming, Yuri Alschitz, Leo Muscato, Julie Stanzak.
Studia canto moderno con il maestro Maurizio Zappatini.
Nel 2000 inizia la collaborazione con la Compagnia teatrale Erbamil di Bergamo e con altre compagnie bergamasche.
Nel 2008 fonda, insieme a Michele Eynard, Luna e GNAC Teatro dove è attrice e autrice degli spettacoli.
Esperta di letteratura per l’infanzia, da anni cura progetti di promozione della lettura per scuole e biblioteche. Dal 2010 cura la direzione artistica del festival di letture per l’infanzia Fiato ai libri junior promosso dal Sistema bibliotecario Seriate-Laghi.